6 aprile 2015

Il pagamento delle decime al clero

Il termine "decima" stava ad indicare la decima parte, e da qui prende il nome del contributo che i parrocchiani erano tenuti a versare per il mantenimento del clero.
Talvolta gli archivi parrocchiali conservavano, assieme all'altra documentazione
amministrativa, il Sammelkorn-Büchlein, il libretto con l'elenco dei masi e la parte
di cereali che annualmente erano tenuti a versare per il sostentamento del prete.
Usi ed abitudini locali variavano da luogo a luogo e non sempre se ne è conservata memoria scritta.
«C'era chi dava di più e chi di meno in proporzione alla consistenza fondiaria. Un "grande maso" poteva assolvere alla consuetudine con tre quarti di staio, vale a dire con quindi chili di grano. La contribuzione di un maso piccolo era, invece, quasi irrisoria, ma sempre preziosa, perchè sofferta.
Il Sammelkorn-Büchlein è diventato un ricordo romantico. Eppure l'usanza non si è perduta anche se una una buona metà dei masi superstiti l'ha scordata. Vi sono contadini che scendono tutt'ora in paese con il sacchettino di segala. altri assolvono in denaro anzichè in natura avendo lasciato perdere la coltura dei cereali.
Non ho saputo se i preti dei tempi andati erano tenuti a visitare tutti i masi di montagna. Sono convinto che un giretto lo facessero senza attendere la domenicale affluenza dei montanari per la messa comunitaria. A meno che non fossero dei "preti dello speck" come ho sentito dire, con aria birichina, in certi luoghi del Tirolo del Sud. Vale a dire placidi, bonaccioni beneficiati maggiormente propensi alle piccole delizie di questo mondo che alle sgroppate sui sentieri spesso presi d'infilata dalla tormenta.» 
(Aldo Gorfer, "Gli eredi della solitudine", Cierre edizioni,
Sommacampagna (VR), 2003, pagg. 97)

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