Giogo singolo e giogo doppio esposti presso il museo di Dietenheim/Teodone. |
Era un semplice strumento d'uso universale che rendeva possibile l'impiego dei bovini per il traino dell'aratro, dell'erpice, dei carri. Contadini grandi e piccoli lo cono-scevano bene.
Era formato da un travetto di legno a due ali che veniva appoggiato sulla nuca di due buoi affiancati.
La forza di trazione veniva tra-smessa dalle nuche degli animali e l'attrezzo era completato da una coppia di sottogola in legno sagomato.
Schema del giogo doppio. Molto comune era anche la presenza del "capestro", una sorta di "freno a mano" affidato alle corna dei buoi e costituito da una coppia di cinghie fissate ad un piolo infisso sul timone che veniva utilizzato per frenare il carro nei tratti in discesa (immagine tratta dalla guida al Museo di S. Michele). |
L'aggancio al timone del carro o alla bure dell'aratro avveniva per mezzo di una grossa fune di cuoio intrecciato che si fissava nella parte mediana del giogo. Il punto di fissaggio era costituito da un gruppo di intagli e scanalature che consentivano di spostare l'attacco verso destra o verso sinistra per equilibrare la forza dei due animali.
Il giogo, che veniva semplicemente appoggiato sulla nuca dei buoi, veniva assicurato al collo tramite i due sottogola sagomati.
Per aumentare la forza di trazione era anche possibile legare il giogo alle corna dell'animale con delle cinghie di cuoio.
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