4 luglio 2021

Le conifere di montagna raccontate da Mario Rigoni Stern: il pino montano (e pino mugo)

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Il pino montano (e pino mugo)
Cespugli di pino mugo sulla Paganella (TN).
Il montano è dei pini il più polimorfo, ossia assume forme diverse da luogo a luogo, o anche sullo stesso luogo e, persino, assicurano gli esperti, sullo stesso individuo; tanto che per classificarlo è da preferire il suo portamento che non i caratteri degli strobili.
Le gemme di pino mugo nel momento del massimo rigoglio vegetativo. 
Con loro si prepara il mugolio, il tradizionale rimedio contro la tosse.
In linea di massima possiamo dire che nell'area occidentale: Pirenei, Alpi occidentali, Engadina, si trova il tipo arborea a fusto unico o anche a più fusti eretti e slanciati che possono raggiungere i venticinque metri d'altezza; nelle Alpi orientali, nei Carpazi e nei Balcani il tipo prostrata a fusti numerosi e striscianti pure lunghi sui venti metri ma che, al massimo, raggiungono in altezza i quattro.
Risveglio primaverile sul Monte Fregasoga (Lagorai)
La sua corteccia è scura, quasi grigio-nera, i rami sono verticillati, ossia inseriti a due o a più di due nello stesso nodo; hanno gli apici rivolti verso l'alto; le foglie, lunghe tra i tre e gli otto centimetri, sono diritte e pungenti, di colore verde cupo. I fiori maschili sono gialli, i femminili violacei. Gli strobili mutano da varietà a varietà: uncinata, pumilio, mughus e sono lunghi dai tre ai cinque centimetri. I semi sono piccoli, con una piccola ala, e il vento delle tormente li dissemina nei luoghi più impervi. Fiorisce tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate, quando le pernici bianche dischiudono le uova.
Risveglio primaverile al Lago di Tovel.
Sulle montagne forma boscaglie pure, o anche miste con larice, peccio, cirmolo, ontano verde; si arrampica a coprire ghiaieti, rocce, ripiani, scende dagli orli degli abissi o risale al limite della vegetazione forestale fino oltre i duemilacinquecento metri di quota. Per questo suo comportamento esercita in alta montagna una notevole azione protettiva, trattenendo l'acqua e la dilavazione del suolo. Se la neve non è tanto alta da coprirlo interamente,specialmente nelle forme prostrata, impedisce la caduta di valanghe.
Distillando i suoi ramuli si ottiene il mugolio, un olio essenziale di grandi proprietà medicamentose ad azione balsamica e antiflogistica per le vie respiratorie dei bambini e dei vecchi.
Grappa aromatizzata con le pigne (verdi) di pino mugo.
Il legno del pino montano non vale molto perché, a causa delle modeste dimensioni che raggiunge il tronco, non è utilizzabile come legname da opera. A cagione della sua breve estate cresce lentamente e così diventa pesante e compatto, flessibile anche al vento e al pesodella neve. Dopo due o tre anni dal taglio (che deve essere fatto in luna calante! ) brucia bene e dà un buon calore; e questo ben lo sanno i pastori che dopo averlo reciso lo lasciano per « due agosti » alle intemperie e al sole. A me, sin da ragazzo durante le escursioni, e poi nel tardo autunno nei ricoveri di caccia, il suo fuoco ha fatto compagnia, e riscaldato e asciugato dalla pioggia o dalla neve.
Il pino montano varietà mugo del mio brolo l'ho portato giù dalla montagna di Campo Filon, giusto vent'anni fa, quel giorno che Ermanno Olmi era salito lassù per girare una scena dei Recuperanti, quella dove si vede una grossa bomba nel mentre che passa un gregge. Le pecore, camminando, avevano smosso la poca terra denudando cosi le radici di un piccolo mugo che poi raccolsi e trapiantai qui a casa. Ora è cresciuto molto di più che se fosse rimasto lassù; ma invece di essere prostrato e contorto, il clima e le precipitazioni nevose dovute ai mille metri di differenza di quota, lo hanno sviluppato policormico ed eretto come i pini montani delle Alpi occidentali.
Ma i pini mughi delle nostre montagne, ora che i carbonai più non li tagliano e i sentieri si rinchiudono a causa del loro sviluppo, sono anche famosi per i problemi che possono creare ai viandanti che osano attraversarli; e anch'io la settimana scorsa ho girato a vuoto per più di un'ora sotto la pioggia e tra l'intrico dei loro tronchi striscianti, e alla fine mi sono ritrovato, sfinito, al punto di partenza. E dai vecchi è ricordata come « la Barancia » una compagnia del Settimo Alpini che alla fine del secolo scorso, durante una manovra, si perdette tra i «baranci», i mughi delle Dolomiti.
La mancata utilizzazione da parte dell'uomo di questa specie di pino, fenomeno che si è verificato in questi ultimi cinquant'anni, ha portato un notevole cambiamento non solo nel paesaggio ma anche negli habitat della selvaggina, e oggi non è raro trovare a quote insolite famiglie di caprioli mentre, per mancanza di pascolo a loro confacente, si sono fatti più rari i galli di monte e le pernici bianche.
“Arboreto Salvatico”
Einaudi, Torino, 1996

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