La tecnologia matura del mulino idraulico prevede l'impiego di un meccanismo ad ingranaggi che ruota di 90 gradi l'asse di rotazione.
Agli inizi il cosiddetto mulino scandinavo o norvegese era quello meno evoluto ma anche il più semplice da realizzare. Interamente ad asse verticale e privo di meccanismi di trasmissione del moto quali ingranaggi o rinvii, fu largamente usato in Europa durante il Medioevo e in alcune regioni tale uso si protrasse addirittura fin quasi alla fine del diciannovesimo secolo.
Aveva generalmente piccole dimensioni ed era piuttosto lento; la macina infatti ruotava alla stessa velocità della ruota.
Era adatto a macinare solamente piccole quantità di grano.
La stampa tratta da "L'Encyclopedie" di Diderot permette una lettura sintetica del processo di lavorazione che aveva luogo nei mulini. |
Nel successivo mulino di tipo "vitruviano" l'acqua portata dal canale poneva in rotazione le macine tramite il rinvio lubecchio-rocchetto, che spostava l'asse di rotazione da orizzontale a verticale.
Questo tipo di mulino fornì una sorgente d'energia maggiore di quelle disponibili precedentemente, e non solo rivoluzionò la macinazione del grano, ma aprì la via alla meccanizzazione di molte altre operazioni industriali. Presso il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all'Adige è esposto il macchinario di un mulino proveniente dalla Val di Cembra.
Il mulino di tipo Vitruviano poteva essere alimentato sia per di sotto che per di sopra e rimase in uso nelle zone di montagna fino a pochi decenni or sono. Più veloce e potente del primitivo modello norvegese, nelle sue varianti locali si differenzia solo per il tipo di ruota impiegata, ma il macchinario interno all'edificio presenta poche varianti.
Le superfici molitorie, nei diversi tipi e dimensioni, erano comunque costituite grossi dischi monolitici di pietra.
● I mulini inglobavano un dispositivo aggiuntivo, detto in trentino "buràt", in grado di suddividere la farina macinata in base alla sua qualità e finezza di grana.
● Attrezzature molitorie di dimensioni più ridotte erano talvolta in uso e alcune di esse facevano uso del rinvio ad ingranaggi vitruviano.
● In molti mulini era presente la molazza per la brillatura degli orzi. Era un grande pestino a percussori, su base in pietra. Un albero a camme sollevava e faceva ricadere i pestini.
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