Il terreno boschivo non veniva depredato, ma sottoposto ad un prelievo selettivo dei fusti da abbattere. Questi venivano marcati da personale appositamente preposto al controllo del prelievo boschivo e quindi abbattuti nella stagione invernale, più adatta sia ai fini della fisiologia della pianta che ai fini della disponibilità di mano d'opera (per i contadini si trattava di una stagione morta) che sotto il profilo delle difficoltà di trasporto (ci si avvaleva di slitte trainate da cavalli).
L'abete rosso è il legname da opera più diffuso nei nostri boschi di montagna. Più pregiati sono il pino ed il larice.
A quote inferiori, in genere non servite dalle "veneziane", crescono anche essenze più dure e pregiate, quali il faggio ed il castagno.
Ancora oggi sopravvivono visibili testimonianze delle mirabili tecniche di trasporto del legname abbattuto.
Dove i fianchi della montagna erano troppo ripidi per consentire l'intervento di carri o slitte trainate, si sfruttava la pendenza naturale del suolo per ricavare percorsi incanalati e selciati che - resi sdrucciolevoli dal gelo invernale - si trasformavano in agevoli vie di discesa lungo cui lasciar correre i tronchi abbattuti, sramati e ridotti in bore cilindriche di qualche metro di lunghezza.
A monte dell'abitato di Forni in Val di Fiemme si diparte - ancor oggi ben conservata - la "via delle bore", un'autentica pista per tronchi che venivano lasciati cadere in folle corsa fino al punto di raccolta e smistamento alle segherie della valle. Siamo nel territorio della Magnifica Comunità di
Una documentazione completa della strumentazione essenziale per il lavoro di coltivazione del bosco è presentata in una sala del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina.
Agli attrezzi per le operazioni preliminari (il cavalletto dendrometrico per le misurazioni e il martello forestale con cui marcare i fusti destinati all'abbattimento), seguono quelli per l'abbattimento stesso (scuri e cunei), e finalmente per l'esbosco (zappini e biette di trascinamento) - usati cioè per il trasporto dei toppi di legname fuori dal bosco. Una xila della bassa Valsugana è l'originale struttura ricavata da un unico fusto di faggio, con cui i boscaioli proteggevano le zampe posteriori del cavallo da tiro durante l'esbosco su terreni in particolare pendenza.
Altre notizie in questo sito austriaco, in questo ladino, in questo di Preghena, nel sito del Museo degli Zattieri del Piave.
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