Prima ancora che la perdita della Lombardia (1859) e del Veneto (1866) mettesse il Trentino nella scomoda posizione di terra di confine col regno d'Italia, le nostre valli costituivano motivo di imbarazzo a Vienna.
Nel 1874 il parlamento tirolese creò l'istituto agrario di San Michele all'Adige (oggi "Fondazione Edmund Mach", dal nome del primo direttore). Nel tentativo di contra- stare la crisi sempre più grave dell'agricoltura trentina intendeva promuovere una modernizzazione delle tecniche agricole per porre termine al fenomeno dell'emigra- zione, che da stagionale si era ormai trasformata in definitiva. Nell'incisione si vede il monastero agostiniano che divenne sede dell'istituto agrario. |
L'agricoltura soffriva a causa della frammentazione dei terreni, dell'ar-retratezza delle colture, delle allu-vioni e delle nuove malattie, come la peronospora e l'oidio della vite, o la pebrina del baco da seta.
In Sudtirolo, invece, l'antica istituzione del maso chiuso, costituiva una specie di polizza assicurativa contro la crisi agricola, che lambì il Sudtirolo senza però ab- batterlo. L'istituzione del maso chiuso era stata precisata e codificata dall'impera- trice Maria Teresa nel 1775. Molti sono i masi chiusi che sopravvivono anche og- gi (con le modifiche che hanno aperto l'asse ereditario alla donna). |
Queste debolezze strutturali erano note da tempo, ancora da prima della grande crisi agricola di fine Ottocento, e avevano già suscitato (più di un secolo prima) l'allarme degli imperatori Maria Teresa e Giuseppe II, che istituirono appo-site commissioni d'inchiesta sulle ragioni di tale sfascio e tentarono di giungere, almeno, a qualche ade-guamento delle tecniche agricole, sempre osteggiati dal conserva-torismo locale.
La situazione trentina era ben nota ai funzionari imperiali: la frammen-tazione della proprietà agricola in tra i numerosi eredi condannava ciascuno di loro alla povertà e, in caso di turbative del mercato, alla emigrazione nel giro di poche generazioni.
Ma l'arrivo degli ispettori imperiali suscitò il sospetto dei clericali del posto e i contadini continuarono ad affidarsi alle novene dei preti anzi-chè all'innovazione delle tecniche agricole. Venne dunque, tempo un paio di generazioni, il collasso agri-colo e il flagello della grande emigrazione ottocentesca.
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