17 dicembre 2014

Le terre alte nei mesi del risveglio stagionale: la primavera

Dopo la lunga stasi invernale il sole arrivava infine a sciogliere la neve e a riportare la vita...
la primavera del contadino
La fontana si liberava dal ghiaccio, il larice mette le gemme, nei prati alti spuntano i
crochi, dalla neve riaffiorano le eriche e si arano i campi.
Con l'arrivo della primavera i ritmi di lavoro si facevano più pressanti. Nei posti a media altitudine tutti i campi dovevano essere arati e seminati entro aprile.
Per l'aratura e l'erpicatura dei campi si impiegavano mucche aggiogate a coppia oppure cavalli singoli.
La semina dei campi veniva fatta manualmente. La tradizione fissava il giorno della festa di San Giorgio come termine ultimo per la semina dei campi.
Per quella data anche tutti gli steccati e le recinzioni danneggiati dalla neve dovevano essere riparati e messi in ordine.
● Nelle parlate locali esistevano appositi vocaboli per indicare specifiche attività lavorative, parole chiave del linguaggio quotidiano come ad esempio queste usate in Val Pusteria:
- Eare fiehrn: trasporto della terra con la carriola dalla parte inferiore alla parte superiore del campo;
- Baudn: aratura del terreno con aratro a doppio tiro;
- Egn: sminuzzamento delle zolle con erpice;
- Sân: semina manuale di orzo, grano, avena, lino, papavero e piselli.
● Con l'arrivo della primavera cominciava anche il pascolo del bestiame e la mattina si iniziava ad alzarsi prima dell'alba per accompagnare al pascolo gli animali.

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