29 aprile 2010

Il malgaro

L'attività di alpeggio, organizzata secondo regole di gestione comunitaria dei pascoli d'altura, è caratteristica saliente del paesaggio umano della montagna trentina,
Malga Colo, situata nei Lagorai Occidentali a 1.750 metri.
tanto che il museo degli Usi e Costumi della gente Trentina di San Michele all'Adige vi dedica ben quattro sale.
Mucche bruno-alpine sui pascoli di Passo Broccon.
La prima illustra la struttura della malga (pascolo + casèra + stallone). Seguono: il casèl dove in ampi catini viene fatto riposare il latte per fare affiorare la panna. Zangolatura del burro: zangole a stantuffo, a manovella, a culla, a botte rotante.
Poi la casèra con il caldiere per la lavorazione del latte, su un paranco girevole o mussa, con gli attrezzi e i materiali accessori: caglio e termometro caseario, spini e frangicagliata. Infine il locale magazzino del prodotto caseario: spèrsola, fascère, stampi per burro.

Più rare sono le malghe dove tutto è riunito sotto un unico tetto. Di sotto, la stalla per le vacche da latte ed i vitelli, di sopra cucina, cameretta che serve anche per dormire.

Capre della Malga Tassulla sul Sasso Alto, in Val di Non.
Personaggio centrale dell'attività della malga era il malgaro che sovrintendeva alle operazioni dei pastori e degli altri lavoranti.
La vita in malga era pesante: ci si alzava prima dell'alba, le mucche venivano fatte uscire e la stalla ripulita dal letame, i pastori sorvegliavano gli animali al pascolo mentre il malgaro e il casaro si occupavano della lavorazione del latte.
Spesso la funzione di pastore era svolta dagli anziani e dai bambini. A sera gli animali venivano ricondotti nella stalla e si procedeva alla mungitura. Il latte veniva trasportato nei locali destinati alla lavorazione: se ne ricavava burro e formaggio.

La vita in malga: componente importante di un maso agricolo pienamente efficiente ora la malga; e la vita sulla malga rappresentava una parte importante del modo di vivere in generale.
L'amena socievolezza della malga e delle casere, la liberazione dall'assillante giornata nella valle e certamente anche la gioia di fronte alla bellezza della natura, hanno fatto della vita sulla malga un qualche cosa di speciale, che è anche diventato fonte e oggetto di innumerevoli canzoni popolari.
Ci sono però anche delle malghe solitarie e fuori mano, dove il lavoro quotidiano del casaro e dei pastori è abbastanza duro e non fa affatto venir voglia di cantare.
In generale la stagione estiva in malga va da San Vito (15 giugno) alla Natività di Maria S.S. (8 settembre) oppure a Santa Croce (14 settembre), ma in Pusteria si prolunga fino alla metà di ottobre.
Il ritorno dalla malga ha luogo sempre di sabato e viene festeggiato allegramente, purché non ci siano state delle disgrazie sulla malga o dei decessi in casa.
Come le mucche al loro arrivo sulla malga si precipitano in gran fretta verso gli ariosi tappeti verdi dei buoni pascoli, con altrettanta fretta esse abbandonano in autunno le alture divenute inospitali, per tornarsene a valle.
È consuetudine già stabile, che il contadino vada incontro alle bestie con carro tirato da cavalli, sul quale ci sono le casse con i campanacci e le ghirlande, fino all'ultimo luogo di sosta. Qui le bestie stanche possono riposarsi un poco, per riprendere poi l'ultimo tratto di strada.
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Prima di riprendere il cammino si affibbiano al collo delle mucche i pesanti campanacci con le cinghie riccamente decorate. La mucca «guidaiola» viene ornata con una ghirlanda di fronzoli e lustrini.
Dietro a questa, guidata con riguardosa attenzione dal pastorello o da un figlio del contadino, si ordina il corteo.
Nel cupo rintronare e tintinnare delle pignatte e del pentolame di rame si mescola il suono argentino delle campanelle di bronzo. Nel mezzo del corteo cammina orgoglioso il casaro col cappello ornato di fiori.
Il casaro e il ragazzo che conduce la mucca guidaiola tirano fuori dalle maniche della giacca, legate in fondo, dei biscotti di ricotta oppure «Tschotteplattlan», che sono delle piccole «forme» fritte, e le gettano fra la gente ai margini della strada.
Chiudono il corteo il vitellame e il gruppo disordinato delle capre, e dietro a tutti il contadino con carro e cavalli. Arrivati al maso. il padrone prende la ghirlanda dalla testa della mucca e la pone nella stube. E dopo ché il bestiame è stato sistemato nelle stalle, dove le vacche anziane ritrovano il loro posto da sole, si recano tutti nella stube per il festoso banchetto.
E anche dopo si continua a festeggiare allegramente con gli amati vicini il «Kühekemma» cioè il ritorno a casa dalla malga. Queste poche ore rappresentano sicuramente il punto più alto della estate e una lieta conclusione che ripaga molte fatiche della malga: e questo è anche un importante giorno di festa dell'anno del contadino.

Tratto da:
Hans Griessmair
“Il Museo etnografico di Dietenheim”
Casa Editrice Athesia
Bolzano, 1988

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