9 settembre 2012

L'aratura e la preparazione dei campi

Ogni anno, dopo il raccolto, i campi andavano preparati per il successivo ciclo annuale. lavori_stagionali
● Concimazione: nel tardo autunno e in inverno si provvedeva a spargere il letame prodotto dagli animali della stalla. Lo stesso veniva fatto per i prati falciabili, risorsa preziosa per l'economia di montagna che andava attentamente curata.
Per il trasporto si usavano carri trainati da buoi o cavalli. In loco si utilizzavano grosse e larghe ceste di giunchi intrecciati, usanza diffusa un po' a tutte le latitudini dall'Abruzzo fino al Sudtirolo.

● Aratura: dopo lo scioglimento della neve, era necessario arare e successivamente erpicare i campi coltivabili.
Era una delle attività più faticose e richiedeva la presenza di due persone. L'aratro, in genere del tipo a versoio (più evoluto di quello a chiodo) era dotato di lama in ferro e veniva pilotato a forza di braccia dal contadino.
Fondamentalmente, si procedeva come nel medio evo.


● Erpicatura: l'erpice è una sorta di "pettine" metallico (più anticamente in legno) composto da pesanti maglie dentate.
Veniva trainato da buoi o cavalli e al contadino non era richiesto uno sforzo particolare.
I ripetuti passaggi sui solchi lasciati dall'aratura sminuzzavano le zolle e spianavano la superficie del terreno facilitando così la successiva operazione di semina.


Semina: infine si procedeva alla semina. Tutte queste operazioni si concludevano tradizionalmente entro il giorno di San Giorgio (24 aprile).
Anche in questo caso il lavoro veniva fatto interamente a mano, ripetendo tecniche e gesti che si tramandavano fin dai tempi più antichi.
La meccanizzazione dell'agricoltura di montagna è storia recente, particolarmente per i masi alti, spesso situati lungo pendii che rendevano impossibile l'impiego dei trattori tradizionali.
Solo a partire dagli anni '70 del Novecento l'industria elaborò mezzi agricoli da trasporto e traino e falciatrici capaci di affrontare pendenze sostenute senza ribaltarsi.

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