Nel Baldo meridionale lo sfruttamento dei pascoli alti inizia nel Settecento quando la nobiltà locale inizia ad estendere i suoi possedimenti anche nella zona montana, nella fscia compresa fra i 900 e i 1.600 metri.
Il “baìto” della malga è sempre piazzato su dossi ventilati per favorire la conservazio- ne del latte nei caldi mesi estivi. Nel logo del late si faceva riposare il latte nelle ma- stèle (larghi e bassi contenitori circolari di legno) per fare affiorare la panna dalla qua- le si otteneva il burro. Per garantire un adeguato arieggiamento, tale locale è situato nella parte a valle dell’edificio, è spesso realizzato in forma semicircolare ed è dota- to di piccole finestre sbarrate da lastre di pietra o da pali in legno. Il logo del fogo, si- tuato sempre a monte, ha un caratteristico camino che sporge dalla pianta dell’edifi- cio, onde evitare incendi del tetto, originariamente in canél (canna palustre) e per o- spitare la caldéra, il grande paiolo di rame nel quale veniva scaldato il latte scremato per la successiva trasformazione in formaggio e ricotta. Sotto il logo del late è spes- so situata una piccola stalla a vòlto, utilizzata come ricovero dei vitelli appena nati o del bestiame ammalato. |
Il "carico" ossia il numero di capi che la malga può sostenere viene espresso in paghe corrispondenti al numero di capi bovini adulti.
L’assegnazione delle malghe a privati o a consorzi di allevatori viene effettuata attraverso un contratto di alpeggio basato appunto sulle paghe.
In alto a sinistra Malga Valvaccara e sulla destra Malga Busa, In basso estate e inverno a Malga Zocchi e Casara Vignola, nel Baldo trentino (ora bivacco). Va ricordato che le malghe del Baldo veronese appartengono ad un modello di sfrut- amento dei pascoli alti molto diverso da quello delle terre alte sia taliane che todesche, perchè erano espressione diretta delle grandi proprietà terriere nobi- liari anzichè delle comunità locali o dei singoli coloni. |
Ogni paga si aggira come valore sui 7-10 chilogrammi di burro, variando in funzione della produttività dei pascoli.
La stagione di alpeggio inizia alla fine di maggio o ai primi di giugno in relazione all’andamento stagionale ed allo sviluppo dell'erba.
La scadenza dei contratti di alpeggio è fissata tradizionalmente il 29 settembre, giorno di San Michele. In tale data i malghesi che scendono dai pascoli montani con le mandrie si radunano a Prada dove si svolge tuttora, con origini risalenti al 1.600, la fiera-mercato di "San Michél".
Ancora oggi i pascoli delle malghe vengono sfruttati per l’alpeggio estivo del bestiame, costituendo per gli allevatori un significativo sgravio di lavoro e di costi. I baiti, invece, in relazione alle moderne tecniche di allevamento e di lavorazione del latte, hanno perso il loro tradizionale ruolo; negli ultimi decenni sono rimasti inutilizzati o abbandonati e, in molti casi, hanno subito un progressivo e immeritato degrado. (Testo e immagini liberamente tratti da baldoinrete.eu)
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