Il dimenticato bottaccio era un grande vascone ad accumulo che serviva per contrastare la scarsità d'acqua. Era un dispositivo efficace, anche se lento.
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Una canalizzazione in legno che conduce l'acqua alla ruota a pale. |
Nelle Alpi l'acqua non mancava e i torrenti, spesso vigorosi, buttavano acqua tutto l'anno. Un territorio adattissimo agli impianti idraulici, che fossero mulini oppure segherie o gualcherie.
Diversa era invece la situazione negli Appennini, dove in molti casi il filo d'acqua dei torrentelli minori proprio non ce la faceva a far girare una ruota a pale.
👉Si ricorreva allora al "bottaccio", un piccolo bacino artificiale creato per raccogliere la vena d'acqua in un vascone e usarla poi per dare moto alla ruota idraulica.
👉Con il sistema del bottaccio il mulino funzionava a intermittenza: il lento caricamento del vascone avveniva a mulino fermo mentre la macinatura delle granaglie portava allo svuotamento del vascone...
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I territori carsici delle prealpi orientali erano uno delle poche località alpine in cui, a causa della natura del terreno e delle magre stagionali, si ricorreva al bottaccio. E' il caso del torrente Rosandra, le cui acque scorrono nell'omonima valle del Carso triestino e alimentano la città di Trieste. Si noti che nel minuscolo insediamento di Bottazzo erano in funzione ben cinque mulini. |
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