Sono uno strumento fondamentale nella produzione artigianale del formaggio in malga e servono a due scopi: dare la forma alla massa cagliata e compattarla lasciandola libera di spurgare il siero.
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| Le fasce davano ai formaggi la loro tipica forma rotonda contenendo la massa semi-solida appena estratta dalla caldaia. Inoltre facilitavano lo spurgo del siero, una fase essenziale per poter passare alla successiva stagionatura del prodotto. Eccone una conservata nel Museo Etnografico Trentino di San Michele all'Adige, ospitato nell'ex-monastero che fu "patria del Teroldego". |
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| Due fasce con la copertura in legno su cui si poggiava sasso per esercitare una co- stante pressione sul formaggio fresco. |
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| Il locale stagionatura di Malga Campo sul monte Altissimo di Nago. |
👉Dovevano assicurare il diametro e l'altezza desiderati per il tipo di formaggio che si voleva produrre (ad esempio, forme più grandi per formaggi da lunga stagionatura) e quindi funzionavano anche da "unità di misura" del prodotto, un po' come avveniva con gli stampi da burro.
Le essenze migliori erano i legni non resinosi, che non cedevano sapori o odori sgradevoli al formaggio.
👉Tra i legni più utilizzati c'erano l'abete (per la sua disponibilità in montagna veniva usato anche se resinoso e aromatico), il pioppo (più leggero e facile da lavorare) e il faggio (legno duro e compatto, resistente all'umidità ).
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| L'estrazione della massa cagliata dalla caldaia, la sua riduzione in pani, la pressatura nelle moderne fasce in plastica e la fase di salatura a Malga Dosso di Sotto, sull'altipiano di Asiago. |




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