27 gennaio 2013

La gramolatura del lino

Questa fase del ciclo del lino si svolgeva ad inizio autunno, in ottobre o novembre, quando i gravosi impegni estivi della famiglia contadina erano ormai terminati. lavoro_domestico
Operazione preliminare alla gramolatura era la battitura delle mazzette.
Le mazzette di pianticelle di lino provenienti dal campo venivano battute con un mazzuolo di legno su un ceppo, per far cadere i semi.

I semi, ripuliti dalla pula con un vaglio o un setaccio, venivano riposti per la successiva stagione di semina e in parte utilizzati per i cataplasmi della farmacopea casalinga.

Dopo di che, in ottobre/novembre si portavano le mazzette alla gramola, un fornello costruito apposta per completare l'essiccamento delle piante erbacee come la canapa ed il lino.

Il fornello in pietra veniva scaldato con molta legna e quando era caldissimo si toglievano le braci e la cenere. Doveva essere ripulito con molta cura, una brace dimenticata poteva incendiare tutto il raccolto.

Dopo alcuni giorni si toglieva il lino dal forno e lo si "sfibrava" con la gramola, un attrezzo in legno pensato per separare le fibre pestando con forza.

Con un altro attrezzo in legno, una specie di pettine con i denti in ferro, si separavano le fibre tessili dalle fibre legnose: il lino vero e proprio e la stoppa.

L'aspetto del lino dopo la gramolatura e sfibratura era del tutto simile a quello della lana dopo la cardatura. La fase di lavorazione successiva era la filatura.
Queste operazioni di affinamento potevano ripetersi più volte, ottenendo via via una massa grezza di qualità sempre più fine, adatta ad ottenere filati sottili e resistenti anzichè grossolani e deboli.

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