Non di rado presente come attività artigiana a sé stante, la tessitura veniva peso svolta autonomamente in forma domestica, specie nei masi medi o benestanti...
...i quali disponevano di un proprio, seppur rudimentale, telaio in grado di produrre stoffe, tessuti e teli per uso agricolo.
In questi casi il maso provvedeva all'intero ciclo della tessitura dalla produzione del filato sino al prodotto finito: pezze di stoffa, maglia di lana, tappeti.
C'era poi una terza figura intermedia, quella del tessitore itinerante che si recava nei masipiù benestanti e attrezzati con telai adatti, ove presta la propria opera di artigiano specializzato.
👉L'allevamento delle pecore e la coltivazione di fibre vegetali permetteva la produzione del filato da fibre vegetali (canapa e lino) e animali (lana).
La prima lavorazione della lana consisteva nella tosatura e cardatura (pulitara dalle impurità e nodi).Si procedeva poi alla filatura attorcigliando a mano le fibre a formare il filo che era poi raccolto in matasse o gomitoli. Lavorata a maglia, la lana, in genere grezza e non colorata, si trasformava in maglie, calze, etc. Tessuta e follata nelle gualcherie (officine a ruota idraulica con pestelli battenti) si trasformava in panno. Assai usate erano anche le stoffe di lana infeltrita (lana cotta) pesanti e calde.
👉La canapa e il lino raccolti nei campi venivano riunite in mannelle ed essicate in appositi locali riscaldati e poi sottoposte a scavezzatura sulle gràmole, scotolatura e pettinatura.
👉Dalle masse di fibra si otteneva il filato con rocca e fuso, oppure con il filatoio a mulinello, con gesti e modalità immutati da secoli.
👉Il filato si riuniva in matasse, dalle matasse si passava poi ai gomitoli. Con i gomitoli si prepara l'ordito, che viene fissato alla struttura del telaio.
Le tecniche di filatura e tessitura delle civiltà contadine sono esaurientemente descritte nelle sale del Museo Provinciale degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all'Adige.
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