Una scure da abbattimento e un rampino da boscaiolo conservati presso il
"Museo provinciale degli usi e costumi" di Dietenheim-Teodone (Bolzano).
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Un tempo gli alberi venivano abbattuti con la scure di abbattimento. Il taglio era effettuato molto in basso, vicino al terreno. Poi con seghe e con la roncola si tagliavano i rami e con lo scortecciatoio veniva tolta la corteccia.
Dopo il taglio dei grandi alberi d'altofusto e la loro sramatura, gli spezzoni di tronco (bore in trentino) dovevano essere portate a valle attraverso il bosco, un'impresa impossibile da fare completamente a mano.
Segoni a due mani per il taglio del fusto e la sua riduzione in bore. A sinistra
e al centro due scuri, a destra uno strumento per scortecciare i tronchi.
foto tratta dal sito del "Museo del Legno" di Coredo (Trento)
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L'ingegno e il lavoro di generazioni aveva dato vita a soluzioni in grado di rendere più agevole l'impresa.
C'erano, a seconda delle zone e delle situazioni locali, metodi differenti per facilitare questa "discesa" altrimenti praticamente impossibile da realizzare.
Ripidi percorsi a tornanti, lastricati in pietra e concavi nella mezzaria lungo i quali i boscaioli si servivano di attrezzi con manico di legno e rampino di ferro per "avviare" la bora e controllarne la discesa, aiutandola nell'inversione di direzione ad ogni tornante.
La "Calà del Sasso" usata per portare legname di Asiago dall'altipiano
alla sottostante Valsugana, dove proseguiva per fluitazione sul Brenta.
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Altre volte l'infrastruttura era parzialmente in legno, sorta di "canalizzazione" fatta con grossi tronchi di larice e grosse assi che guidavano la bora contenendola al proprio interno. In questo caso l'inversione del moto ai tornanti avveniva con un ramo morto in contropendenza, in cui la bora si fermava per inerzia. Il rampino del boscaiolo provvedeva poi a riavviarla verso il basso. E' il caso della vecchia "Cava delle bore" presso Forni di Fassa, all'imbocco della Valsorda, in funzione fino al 1940.
Il trasporto a valle si faceva d'inverno; il canale veniva riempito di neve per poi essere bagnato e lasciato gelare. Il condotto diventava molto scivoloso e garantiva lo scivolamento dei tronchi dalle alte quote fino al fondovalle con relativa facilità. Le bore venivano poi caricate su slitòni e sloizàti e qualora la strada fosse stata troppo ripida veniva agganciati al traino delle zavorre frenanti (cùbia de bòre). Sul terreno senza neve il legname veniva trasportato su carri (i termini dialettali si riferiscono all'area trentina).
Squadra di boscaioli al lavoro con i rampini e traino invernale su strada forestale.
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