E' una minestra invernale di farina. Con nomi diversi era conosciuta in tutto l'arco alpino, e anche in Istria, dov'era chiamato brodo brustolà.
“Due volte l’anno il trattore dello Spielberg faceva soffriggere farina con lardo, e quando era giunta a cottura la riponeva in grandi olle ove veniva conservata di sei mesi in sei mesi. Quindi ogni mattina attingeva con larghi ramaioli e versando nel- l’acqua bollente, attendeva che la farina si diluisse. Questa è la Brenn-suppe tede- sca, che forse in origine non è cattiva, ma allo Spielberg era stomachevole.”
(Pietro Maroncelli in "Addizioni" a "Le mie prigioni")
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Localmente i nomi potevano cambiare, però era sempre la stessa cosa, lo stesso zuppone contadino fatto di farina soffritta.
Cibi essenziali adatti ad un'alimentazione pensata per sopravvivere ai rigori dell'inverno alpino.
👉Si versava la farina in una padella bassa e la si faceva tostare. Non appena il colore si scuriva e tendeva al nocciola la si toglieva dal fuoco per versarla nell'acqua di una pentola che attendeva sul fuoco.
👉Nella sua nuova destinazione cuoceva per una decina di minuti, ed era già pronta. Velocemente, veniva servita calda in tavola: ci si inzuppava il pane di segale.
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