C'è stata un'epoca di transizione fra le tecniche medioevali (dove anche ingranaggi e ruote dentate erano di legno) e le nuove tecniche meccaniche introdotte dalla Rivoluzione Industriale (basate sul ferro).
La segheria accanto alla Malander Alm, a quota 1.800 metri sfrutta una ruota "per di sotto", lo schema costruttivo migliore (se il flusso d'acqua era costante e abbondante). |
Pur rimanendo fedeli all'architettura generale e all'acqua corrente come fonte energetica, alcune segherie veneziane sostituirono diverse delle loro componenti meccaniche in legno con la più robusta, durevole, affidabile e precisa componentistica in ferro che era possibile acquistare nelle officine del fondovalle.
A queste quote la mutazione avvenne nel secondo dopoguerra, diciamo negli anni del boom economico italiano.
Il passo successivo sarebbe stato quello del trasporto a valle dei tronchi, dove venivano lavorati nelle nuove, grandi ed efficienti segherie elettriche.
👉Un esempio di segheria veneziana "paleoindustriale" lo si trova nella Schlandrauntal/Val di Silandro (una valle laterale sinistra della Val Venosta), lungo quella che fu la via di collegamento usata dagli antichi coloni medioevali per recarsi in Val Senales partendo appunto dalla Val Venosta.
Oggi questi posti sono dimenticati dai più, e vengono frequentati solo da chi ci abita, mentre restano estranei ai grandi flussi turistici.
Le piccole dimensioni della ruota per di sotto non devono trarre in inganno. Mossa da un flusso d'acqua abbondante e costante, la piccola ruota assicurava un taglio veloce e senza intoppi. |
Mentre il carrello di trasporto e taglio era sempre in legno, la "rivoluzione industriale" riguardò il cuore della segheria, ossia il motore e in particolare il meccanismo biella-manovella. Per chi desideri visitarla, questo è il link. |
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