Battisti scriveva ad inizio '900, cercando di spiegare entità e radici economiche dell'ondata d'emigrazione all'estero che la crisi dell'agricoltura aveva causato sul finire dell'Ottocento.
Il frontespizio del libro di Cesare Battisti, edizione 1919. |
EMIGRAZIONE. La popolazione del Trentino ebbe nel primo sessantennio del secolo scorso un graduale aumento, corrispondente all'incremento naturale annuo della popolazione. L'emigrazione era praticata solo dalle popolazioni alpestri e in misura assai limitata. Era un' emigrazione specializzata, di pochi e non numerosi gruppi professionali, degli arrotini (moleti) di Rendena, degli spazzacamini di Val di Non o del Banale, dei calderai (paroloti) di Val di Sole, dei segatori (segantini) giudicatesi, dei carbonai di Val Vestine, ecc.. Il paese era insomma in grado di mantenere tutti i suoi figli. Ma sopravvenuto il distacco della Lombardia e della Venezia dall'Austria, il Trentino, che era una fiorente regione industriale, subì una enorme crisi economica, poiché i suoi prodotti trovavano sfogo solo verso il mezzogiorno. Le nuove barriere doganali e l'impossibilità di trovare nell'interno della monarchia, per ragioni geografiche e politiche, campi adatti di smercio, segnarono il crollo dell'industria trentina. Ne subì di contraccolpo una scossa anche l'agricoltura, in buona parte unita all'industria. Si aggiunsero, fra il 1870 e 1890, terribili calamità: le malattie del gelso e della vite, le inondazioni, e, come non bastassero le calamità di natura, lo sgoverno provinciale e la trascuranza assoluta dello Stato, sempre disposto a sacrificare le nazionalità meno numerose alle maggiori."
Cesare Battisti sottolineava come:
👉L'emigrazione s'impose come una triste necessità, le Americhe ospitarono stabilmente decine e decine di migliaia di trentini. Il paese non solo perdette l'incremento naturale annuo della popolazione, rispondente a circa il 9 per mille, ma costrinse all'esilio un numero maggiore dei suoi figli. Dal 1880 al 1890 la popolazione complessiva del Trentino diminuì da 351689 a 349203.
👉Nel 1900 era salita a 360179. Nel 1910 a 386437(*). Indizio questo di un piccolo miglioramento economico sopravvenuto. Con l'aumento dell'ultimo decennio il paese non è per anco arrivato a mantenere tutto l'aumento naturale della popolazione. Il fenomeno migratorio persiste quindi, in proporzioni ancora altissime (circa il 6% della popolazione), per quanto possa ritenersi ridotto della metà in confronto di quanto era quindici o venti anni addietro.
👉L'emigrazione è ora in prevalenza continentale, verso regioni tedesche; di emigrazione permanente non vi è più traccia. Anche quelli che si dirigono nelle Americhe tornano dopo pochi anni. I distretti dove l'emigrazione fu maggiore in passato, e lo è tutt'ora, sono quelli alpestri.
Una statistica del 1911 ci offriva i seguenti dati. |
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