A sinistra e a destra si vedono due mastelle con pestelli e pesi per la lavorazione dei
crauti. Al centro il tagliere "a slitta" usato per l'affettatura dei cavoli cappucci. |
Il procedimento, usato principalmente come metodo di conservazione, era molto semplice.
I cavoli capucci vengono lavati, privati del torsolo e delle foglie esterne; sono poi tagliati sottili con un'apposita affettatrice e deposti a strati in un alto contenitore, alternati a manciate di sale.
👉A volte si aggiungevano aromi quali semi di cumino e bacche di ginepro.
I futuri crauti venivano quindi ben pressati e coperti con qualche foglia di cavolo, una stoffa ed un coperchio di legno sormontato da una pesante pietra.
👉Venivano lasciati fermentare a temperatura ambiente per una settimana, poi spostati al fresco di una cantina per almeno tre o quattro settimane.
In queste condizioni i fermenti lattici trasformano gli zuccheri presenti in acido lattico. Si arriva così ad una progressiva acidificazione dell'ambiente fino alla sua stabilizzazione che favoriva la conservazione dei crauti per parecchi mesi.
Il processo modifica il profilo organolettico del vegetale e conferisce ai crauti il tipico sapore deciso e un po' aspro.
Il risultato è un alimento ricco di vitamine e sali minerali, le sue proprietà antiscorbuto sono note fin dall'antichità .
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