Come racconta Plinio, i Galli usavano i tini di legno per non far gelare il vino durante l'inverno. Ma va anche detto che le botti erano molto più robuste delle anfore romane in terracotta.
Inoltre, grazie alla maggior sezione del cerchio mediano rispetto alla base ed al coperchio, era facile farla rotolare ruotare agevolmente.
La botte si diffuse quindi come recipiente da trasporto, di piccola e media dimensione.
Successivamente si costruirono botti sempre più grandi, anche grazie all’adozione della cerchia-tura in ferro, destinate a rimanere fisse nelle cantine non solo come recipienti per la vinificazione (in questo caso era spesso preferito il tino tronco-conico) ma anche come attrezzatura specifica per la conservazione del vino.
Nella prima fase della sua storia la botte di legno era considerata semplicemente un contenitore sano ed affidabile, ma senza particolare importanza per la qualità del vino, per cui si utilizzavano diversi tipi di legno. Nel Novecento, a partire dagli anni Settanta e Ottanta, il legno venne sostituito da altri più stabili e asettici, a partire dall'acciaio inossidabile, che oggi è il materiale più diffuso.
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