Siamo portati a pensare che la patata faccia parte da sempre delle coltivazioni (e dei piatti) dei nostri contadini di montagna. Ma non è così. Arrivò tardi, cioé nel corso dell'Ottocento.
Ne siamo debitori agli abitanti del Tesino, una delle zone più periferiche e più disagiate del Trentino e terra di emigrazione.
Non c'è da meravigliarsi perchè i tesini, gente povera e avvezza all'emigrazione stagionale, entravano più facilmente in contatto con le novità del tempo...
👉Grazie al farmacista roveretano Pietro Cristofori sappiamo come venivano preparate: "...le mondano, e poste sopra il fuoco in un tegame le inzuppano di butirro cotto, cui aggiungono una proporzionata quantità di sale e senape polverizzato, e poi quasi bollenti, le portano in tavola".
Patate scotade nele brase del fogolar assieme a luganeghe scotade sui serci della fornasela. In Italia la patata si affermò tardi; nell'arco alpino la "scoperta della patata" risale alla fine del Settecento e la sua diffusione avvenne nel corso dell'Ottocento.
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