Il pane più diffuso in assoluto era il Breatl, una pagnotta rotonda, una spanna di diametro e 1-2 dita di spessore, a base di farina di segale tagliata con farina di frumento. In italiano lo chiamiamo "segalino".
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Sembra fatto apposta per finire nello zaino da montagna: imbottito con la frittata e i Gurken, con il macinato da hamburger, con un trito di tonno, capperi e acciughe, con la bresaola e cetriolini, con il gorgonzola e pomodori verdi, con mortandela, radicchio e rafano, con burro e marmellata, con sgombro e cipolla, con il macinato di manzo sul tipo degli hamburger come nella foto, eccetera. |
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Per migliorarne il sapore si aggiungono all'impasto i semi di comino (è il "cumino dei prati" - carme Carvi L.), ma anche di anice (pimpinella anisum L.) o di finoc- chio (foeniculum vulgare L.). Questa la formula base, che mantiene la sua validità. |
Come per ogni cibo tradizionale, esistono molte varianti locali, come il Vinschgerle venostano (che ha figliato anche un suo doppio: il Vinschger Paarl dell'Abbazia di Marienberg) o il Pustertaler Breatl della Val Pusteria, che era più grande e più pesante.
👉E il Breatln rimane ancora in uso. Basta entrare in qualsiasi panetteria per rendersene conto, non solo in Sudtirolo ma anche in Trentino, dove pare essere in corso un autentico revival.
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Il classico Breatl accanto alle spighe del cereale da cui ha preso il suo nome italiano: la segale. |
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