18 dicembre 2025

Shock culturali: l'uccisione del maiale nelle periferie urbane (succedeva negli anni del boom economico post-WW2)

Lo spaesamento dei contadini immigrati nei casermoni delle periferie industriali del Nord. Non più "villici" ma non ancora "urbanizzati".
Bologna, quartiere Pilastro, anno 1970, ultimi giorni dell'anno: gli ex-contadini immigrati per lavoro squartano e lavorano nei giardinetti delle case popolari un maiale appena ucciso, replicando fuori contesto il rito contadino della "maialatura".
Oggi la macellazione domestica è vietata mentre viene ancora praticata nei villaggi
dell'Est europeo
, dove le tradizioni legate alla civiltà contadina sono ancora presenti.
Nella civiltà contadina ogni casa aveva un suo spazio per allevare il maiale e a dicembre, dopo averlo curato per un anno, l'intera famiglia partecipava al rito collettivo della sua uccisione. Un rito identitario e comunitario che coinvolgeva anziani, donne e bambini, un gran festa contadina, familiare e pagana.
👉La maialatura richiedeva tanta manodopera, ricompensata con cicciolata, cervello fritto e altri bocconi prelibati. Grazie al sacrificio dell’animale la dispensa si riempiva di tanti prodotti da consumare e con cui festeggiare durante tutto l’anno. Salsicce, salami e insaccati vari, sanguinacci, zamponi e cotechini per le festività invernali. Strutto, pancetta, lardo, prosciutto, speck, coppa in mille e mille varianti regionali. E poi naturalmente i tagli di carne e le frattaglie da consumare subito, nella gran mangiata collettiva che chiudeva la giornata.

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