6 gennaio 2017

Kren e rafano, due radici molto piccanti e altrettanto salutari

Danno entrambe una carota bianca da grattugiare sui bolliti, sono amate e diffuse nel mondo tedesco e dotate anche di proprietà antibatteriche.
prosciutto e kren
Il rafano gratuggiato fresco fa da complemento a tanti bolliti della tradizione austroungarica. Qui è con il classico prosciutto caldo triestino. Cren (Armoracia Rusticana) e rafano (Raphanus Raphanistrum) appartengono alla famiglia delle brassicacee (crocifere).
rafano cren kren
Il rafano fa parte della famiglia delle crucifere, come la senape e il cavolo. Le sue
proprietà antibatteriche erano molto apprezzate dalla farmacopea contadina. In
cucina era considerato un condimento capace di favorire la digestione.
Anche il rafano, come il cavolo, per le sue proprietà antibatteriche viene considerato un antibiotico naturale e per questo era tenuto in grande considerazione nei secoli passati come rimedio contro la tosse e contro il raffreddore.
Si diceva infatti che risultasse utile nel trattamento dei reumatismi, bronchiti e altre difficoltà respiratorie. Ma soprattutto per stimolare la diuresi e per favorire la digestione.
Inoltre, per uso esterno, gli estratti della pianta si rivelano efficaci contro eritemi, scottature ed infiammazioni della pelle.
patate e rafano
Insalata di patate lesse con cren e prezzemolo.
Il rafano è invece controindicato per chi soffre di problemi gastrici, disturbi renali, bruciore di stomaco.
rafano cren kren
Il rafano era molto usato nella cucina austriaca, come ben sanno e ricordano i triestini, che ne fanno ampio uso nei loro tradizionali buffet, dove viene grattugiato crudo direttamente sul piatto. In genere si accompagna a affettati, carni bollite, roast-beef, pesce affumicato e altre pietanze, ormai generalmente sotto forma di salsa. Per averlo crudo bisogna coltivarselo nell'orto di casa.
👉In cucina andrebbe usato fresco, grattugiandolo direttamente sulle pietanze come se fosse parmigiano.
👉Oggi lo si impiega prevalentemente sotto forma di salsa ottenuta aggiungendo aceto e pangrattato alla radice macinata.
👉Una volta estratto dal terreno purtroppo non si conserva a lungo, diventa secco e duro. Ho cercato di conservarlo in barattolo pieno di sabbia asciutta, ma con scarsi risultati.

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