16 febbraio 2024

La legatura dei tralci delle vigne fatta con le "strope" del salice

Le stròpe erano i sottili e flessibili rigetti annuali della pianta del salice selvatico. Amiche naturali della rustica vigna di casa.
Una legatura dei tralci della vite effettuata con le tradizionali "strope" (o "stropèi"). Un lavoro che andava fatto a fine inverno.
Il salgàro veniva potato ogni anno per stimolare la crescita del-
le stròpe, ossia dei suoi dei suoi sottili rigetti  (dal sito FB "la
campagna appena ieri").

Le "strope" erano usate come se fossero dei legacci naturali ed erano ricavate, in genere annualmente, dai rametti più sottili di un albero che ormai è sempre più raro da incontrare: il salice selvatico o "salgaro".
👉Il salgàro era un albero che veniva cresciuto lungo i fossati e che comunque sempre presente nei dintorni di dove venivano coltivate le vigne. Ogni anno nel mese di febbraio (nello stesso periodo in cui si effettuavano le potature e le legature delle vigne con le "stròpe" dell'annata precedente) veniva ‘capitozzato’ e dopo questa radicale "riduzione" comparivano i nuovi e sottili rigetti da cui si ottenevano legacci di due misure: le strope, più grosse e robuste, che servono a legare le vigne ai pali, e i più sottili stropèi, che erano usati per fissare i tralci ai fili dei filari di vite. I rametti venivano lasciati in acqua per un paio di settimane, in modo da ammorbidirli e facilitarne così la piegatura.
👉Se effettuata ad arte, questo tipo di legatura può durare anche più di due anni. Si tratta di una pratica affascinante e anche del tutto "bio" (gli ‘stropèi’ sostituiscono, infatti, i legacci in plastica).
Un filare di salgàri lungo un fossato di pianura.



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