La casàra o casèra sorge poco lontana dallo stallone degli animali. Più piccola e spesso a due piani (quello sopra destinato ad alloggio dei malgari). Con qualche variante regionale tipo: Zillertal tirolese, Lagorai trentini, Baldo veronese, etc).
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Piano terra di una casera-tipo: il casello dove veniva lasciato riposare il latte appena munto per far affiorare la panna, il portico di passaggio con la zangola per produrre il burro, la casèra dove si produceva il formaggio e la ricotta, il magazzino areato per la stagionatura delle forme e la porcilaia (i maiali venivano alimentati con il liquido biancastro che rimaneva dopo le lavorazioni e con i resti dei pasti dei malgari (che dormivano al piano di sopra). |
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Anche la più piccola delle malghe aveva sempre il suo punto-fuoco con il paiolo ap- peso ad un sostegno a forca per poterlo spostare anche quando era pieno. |
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Vecchio paiolo a Malga Casapinello (Lagorai, 2022). |
👉Il centro della casèra era costituito dal punto-fuoco dove, in un grande e capiente paiolo di rame sospeso ad una catena avveniva la produzione vera e propria del formaggio e della ricotta: il latte veniva riscaldato nel paiolo e successivamente vi veniva aggiunto il caglio, una sostanza che provoca la coagulazione del latte e la formazione della "cagliata" quei grumi che costituiscono il futuro formaggio. Seguiva la rottura della cagliata: una volta formata, la cagliata veniva "rotta" con un apposito attrezzo (lo spino) in frammenti o grani più o meno grandi a seconda del tipo di formaggio che si voleva ottenere.
👉Infine si procedeva alla estrazione del caglio ed alla sua pressatura: la cagliata viene estratta dalla caldaia-paiolo e messa in fascere, degli stampi di sottile assicelle di legno sagomato che venivano usate per dare al formaggio la sua forma rotonda. Dentro le fascere il formaggio fresco veniva pressata per favorire lo spurgo del siero residuo.
👉Dal siero rimasto nel paiolo del formaggio si ricavava la ricotta e il liquido biancastro che rimaneva veniva dato ai maiali.
👉Il burro invece era già stato estratto dalla panna prima, agitando e sbattendo nella zangola la ricca panna che affiorava dal latte che dopo munto lasciato a riposare in appositi recipienti piatti, bassi e larghi, che favorivano il naturale processo di affioramento della panna, la frazione più grassa del latte vaccino.